- 04 Aug 2025 07:31 - I terremoti della Sicilia Orientale: il catalogo degli sciami e delle sequenze dell’Osservatorio Etneo dell’INGV
La Sicilia Orientale è una delle aree a maggiore attività sismica del Mediterraneo centrale. In questa regione, la sismicità è influenzata da una complessa interazione tra fenomeni tettonici e vulcanici. Da un lato, l’area è interessata dal contatto tra la placca africana e quella eurasiatica, che genera deformazioni crostali e faglie attive capaci di produrre terremoti anche di elevata magnitudo, come quello disastroso del 1693 nella Sicilia sud-orientale. Dall’altro, la presenza dell’Etna, uno dei vulcani più attivi al mondo, introduce una componente vulcano-tettonica alla sismicità locale, spesso caratterizzata da sciami e sequenze legati a fasi di risalita magmatica, fratturazione o riorganizzazione del sistema vulcanico.
Perché studiare sciami e sequenze sismiche?
In un contesto geodinamico tanto complesso quanto attivo, sciami e sequenze sismiche possono rappresentare segnali precoci di cambiamenti nel sistema crostale, sia di origine vulcanica che tettonica. Il loro monitoraggio continuo consente di rilevare tempestivamente eventuali crisi, approfondire la comprensione dei processi geodinamici in atto e fornire informazioni cruciali per la prevenzione e la gestione del rischio in un territorio densamente popolato, fortemente infrastrutturato e altamente vulnerabile come la Sicilia orientale (Per approfondire il tema degli sciami sisimici leggi qui).
Perché è importante un catalogo degli sciami e delle sequenze?
Gli sciami e le sequenze sismiche costituiscono una chiave fondamentale per comprendere i processi profondi che avvengono in una delle aree più complesse e attive del Mediterraneo. Un catalogo dedicato consente di riconoscere ricorrenze, identificare pattern spazio-temporali e distinguere tra sismicità vulcanica e tettonica, offrendo un supporto essenziale sia alla ricerca scientifica che alla gestione del rischio. Inoltre, rappresenta uno strumento chiaro e accessibile non solo per la comunità scientifica e gli studiosi di sismologia e vulcanologia, ma anche per tutti coloro che desiderano comprendere meglio l’attività sismica della Sicilia orientale. Un catalogo aggiornato aiuta le comunità locali, le istituzioni e la protezione civile a riconoscere fenomeni ricorrenti, distinguere tra crisi ordinarie e segnali potenzialmente anomali, e a costruire consapevolezza e capacità di risposta.
ESSC: un archivio in continua evoluzione
L’Eastern Sicily Swarm Catalog (ESSC) è l’erede di una lunga tradizione di monitoraggio sismico presso l’INGV-Osservatorio Etneo. Dal 1999, ogni giorno, un team di esperti sismologi si dedica all’analisi sistematica della sismicità registrata in Sicilia Orientale dalla fitta rete di monitoraggio dell’Osservatorio Etneo dell’INGV (INGV-OE), integrata nella Reta Sismica Nazionale dell’INGV. Il team esegue la lettura dei primi arrivi delle onde sismiche, la localizzazione ipocentrale definitiva degli eventi, il calcolo dei meccanismi focali e si occupa dell’aggiornamento continuo e quotidiano delle banche dati e dei cataloghi sismici dell’OE (e.g., Mt. Etna Revised Seismic Catalog from 2020, https://doi.org/10.13127/ETNASC/ETNARSC2020; Aeolian Islands Revised Seismic Catalog from 2020; https://doi.org/10.13127/AEOLIAN/AEOLIANRSC2020).
Il catalogo ESSC rappresenta un’evoluzione naturale del lavoro svolto negli anni dall’Osservatorio Etneo. Nasce infatti a partire dai cataloghi sismici esistenti, dai quali attinge i dati fondamentali relativi agli eventi localizzati. Ma compie un passo in avanti: analizza la localizzazione e la distribuzione temporale dei terremoti e, grazie all’impiego di un algoritmo di clustering (descritto nella sezione “Methods” del catalogo), isola quegli eventi che si raggruppano in sciami e sequenze sismiche. La definizione di questi raggruppamenti si basa su un insieme di parametri scelti in modo arbitrario, secondo un approccio del tutto analogo a quello adottato nelle Sale Operative dell’INGV, dove ciascuna struttura applica criteri calibrati sulla propria esperienza e sul contesto sismico locale.
Attualmente, l’ESSC include gli sciami e le sequenze sismiche registrati a partire dal 2020 ed è soggetto a un aggiornamento quotidiano, al pari dei cataloghi sismici da cui deriva, che sono a loro volta cataloghi dinamici (Figura 1). Infatti, ogni revisione nei dati sorgente si riflette automaticamente anche nell’ESSC, rendendolo un archivio dinamico in continua evoluzione.
Figura 1 – Il menu “Data Table” del catalogo degli sciami / sequenze. Per una spiegazione più approfondita dei termini tecnici, si rimanda al Glossario disponibile sul sito.
Oltre a contenere parametri quali inizio e fine dello sciame o della sequenza, numero di eventi che ne fanno parte, tempo origine dell’evento di magnitudo massima, magnitudo media, la durata, la zona geografica ed il volume coinvolti, l’ESSC offre una serie di strumenti interattivi che permettono di esplorare e comprendere l’attività sismica legata a sciami e sequenze (Figura 2). Attraverso una mappa interattiva, l’utente può esplorare la distribuzione spaziale degli eventi sismici, facilitando l’analisi delle aree interessate da sciami o sequenze, mentre grafici temporali e elenchi dettagliati permettono di analizzarne l’andamento nel tempo e le principali caratteristiche (data, ora, magnitudo, coordinate).
Sono disponibili anche funzionalità di download dei dati in formato CSV o JS, utili per ulteriori analisi, e una sezione dedicata alla documentazione tecnica.
Figura 2 – Esempio di una pagina di dettaglio relativa ad uno sciame in area Eoliana.
L’ESSC, consultabile al link https://doi.org/10.13127/ESSC, offre un’interfaccia intuitiva che consente di selezionare i dati sismici di interesse e di scaricarli in diversi formati.
La realizzazione di questo catalogo rappresenta un riferimento prezioso per lo studio della sismicità locale e delle modalità di rilascio dell’energia sismica nei diversi contesti strutturali coinvolti. Fornisce inoltre accesso a dati affidabili e costantemente aggiornati, facilitando il confronto con altri dataset e la loro integrazione in studi multidisciplinari. In questo modo si ampliano le prospettive di ricerca sulla dinamica delle aree vulcaniche e tettoniche della Sicilia orientale.
Il catalogo è utilizzabile liberamente citando la fonte come segue:
Ferrari, F., Tusa, G., Di Grazia, G., Firetto Carlino, M., Giampiccolo, E., Mostaccio, A., Musumeci, C., Sciotto, M., & Tuvè, T. (2025). Eastern Sicily Swarm Catalog (ESSC) [Data set]. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.13127/ESSC
A cura di Ferruccio Ferrari e Giuseppina Tusa (INGV-OE)
Bibliografia
Barberi G., Ferrari F., Maiolino V., Mostaccio A., Scaltrito A., Sciotto M., Tusa G., Tuvè T., Ursino A. (2023). The seismicity of the Mt. Etna in the period January – December 2020, Quad. Geofis., 179: 130, https://doi.org/10.13127/qdg/179
Ferrari F., Giampiccolo E., Musumeci C., Tusa G., Tuvè T., Di Grazia G., Mostaccio A., Sciotto M. (2024). The seismicity at Etna volcano in the period January – December 2021, Quad. Geofis., 192: 132, https://doi.org/10.13127/qdg/192
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Vai alla notizia - 01 Aug 2025 14:26 - Le mappe mensili della sismicità, luglio 2025
Mappa dei terremoti avvenuti in Italia e nelle aree limitrofe dal 1 al 31 luglio del 2025.
Sono stati 1211 gli eventi localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dal 1 al 31 luglio 2025, un numero quasi invariato rispetto al precedente mese di giugno, con una media che si attesta su circa 39 terremoti al giorno. Dei 1211 eventi registrati, 132 terremoti hanno avuto una magnitudo pari o superiore a 2.0 e soltanto 12 eventi magnitudo pari o superiore a 3.0.
Anche in questo mese sul territorio nazionale non si sono verificate sequenze sismiche rilevanti, se si esclude l’area dei Campi Flegrei dove anche a luglio si sono registrati diversi sciami sismici con terremoti avvertiti dalla popolazione di Pozzuoli e dei comuni limitrofi. Il 18 luglio è stato registrato l’evento di magnitudo maggiore, Md 4.0 – il più forte nel mese di luglio in Italia – localizzato tra le località di Pozzuoli e Bagnoli. L’evento è stato avvertito oltre che nei comuni dell’area flegrea anche in molti quartieri della città di Napoli (Mappa dal sito www.hsit.it).
Le mappe, insieme ad altri prodotti del monitoraggio, sono disponibili sul sito dell’Osservatorio Nazionale Terremoti e sul Portale Web dell’INGV.
La rubrica “I terremoti del mese” è a cura di M. Pignone (INGV-ONT)
Vai alla notizia - 30 Jul 2025 08:27 - Terremoto, Mwpd 8.6, e maremoto, Penisola della Kamchatka – Russia, 30 luglio 2025
Un terremoto di magnitudo Mwpd 8.6 (Mw 8.8 – USGS) è stato localizzato dalla Sala Operativa INGV-Roma alle ore 01:24 italiane del 30 luglio 2025 (29-07-2025 23:24:50 ora UTC e 30-07-2025 11:24:50 ora locale) al largo della costa della Penisola della Kamchatka, Russia.
Questo evento, che si colloca tra i 10 più forti terremoti mai registrati, è avvenuto in una zona di subduzione che ha già prodotto due dei dieci terremoti più forti al mondo, tra questi il terremoto di magnitudo 9.0 nel 1952, molto vicino a quello odierno.
Contesto sismico del terremoto di magnitudo 8.6 (8.8 USGS) con i terremoti avvenuti in precedenza (fonte: USGS). Nei giorni scorsi, il 20 luglio 2025, erano avvenuti altri terremoti molto forti, alcuni di magnitudo tra 6.6 e 6.7 ed uno di magnitudo 7.4 che aveva colpito la stessa area e quasi un anno fa si era verificato un terremoto di magnitudo 7.1.
Terremoti di questa magnitudo si verificano tipicamente nelle zone di subduzione, lungo la faglia megathrust poco profonda che separa due placche tettoniche convergenti. In un terremoto di grande energia (M8,5+), possiamo aspettarci diversi metri, localmente fino a decine di metri, di scorrimento su un tratto di faglia lungo centinaia di chilometri e la rottura potrebbe propagarsi per diversi minuti (fonte: Earthquake Insights).
Per molti terremoti di questo tipo il pericolo maggiore è lo tsunami.
Tempo di percorrenza dello tsunami, in ore, per un terremoto originato al largo della penisola di Kamchatka. Fonte: NOAA, https://www.ncei.noaa.gov/maps/ttt_coastal_locations/ Circa dieci minuti dopo il terremoto, il Pacific Tsunami Warning Center ha diramato allerte tsunami per tutti i Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico (Hawaii, Alaska, Canada, USA costa occidentale, Filippine, Taiwan, Corea del Sud, Indonesia, Nuova Zelanda, Perù, Cile, Ecuador e altri). Le allerte sono state basate sulla stima delle possibili altezze delle onde e sui tempi di arrivo teorici ai siti in cui sono posizionati i mareografi, strumenti che misurano la variazione del livello del mare.
Sito del Pacific Tsunami Warning Center la scorsa notte. Anche la Japan Meteorological Agency ha diramato l’allerta per le coste del Giappone. Le coste della Russia nelle vicinanze del terremoto sono state colpite da onde di qualche metro. In Giappone sono state disposte diverse evacuazioni preventive, anche a Fukushima, il sito nel quale si era verificato l’incidente nucleare in conseguenza dello tsunami del 2011. Le onde in Giappone sono state intorno ad un metro.
Sito della Japan Meteorological Agency la scorsa notte. Onde tra 2 e 3 metri hanno colpito le Hawaii, dove lo tsunami è ancora in corso. Mentre scriviamo, lo tsunami sta interessando le coste della California.
Registrazione in corso alle Hawaii. Sito Intergovernmental Oceanographic Commission (https://www.ioc-sealevelmonitoring.org). Dopo questo terremoto, si sono verificate 50 repliche di magnitudo superiore a 5, la più forte delle quali ha avuto magnitudo pari a 6.9 (aggiornamento alle ore 10 italiane). Per eventi di questa energia sono previsti numerosi aftershocks, alcuni dei quali potrebbero superare anche magnitudo 7.
Nelle prossime ore daremo altri aggiornamenti sul maremoto e sul terremoto che lo ha provocato.
In collaborazione con il CAT-INGV.
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Vai alla notizia - 29 Jul 2025 10:43 - Terremoti in Sciame: viaggio nel cuore del Pollino per svelare i misteri della Terra
Avete mai sentito al telegiornale di una serie di piccole scosse che colpiscono una zona per giorni, senza un vero e proprio terremoto principale? O forse vi siete chiesti perché alcuni terremoti sembrano accadere “in gruppo”? Non siete i soli. A porsi queste domande sono anche i sismologi di tutto il mondo, che si sono dati appuntamento in un luogo speciale d’Italia per cercare risposte.
Lo scorso autunno, dal 20 al 25 ottobre 2024, la cittadina di Castrovillari, immersa nello spettacolare Parco Nazionale del Pollino, si è trasformata nella capitale mondiale di un fenomeno tanto affascinante quanto enigmatico: gli sciami sismici. Un workshop internazionale, supportato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha chiamato a raccolta i massimi esperti del settore: 70 esperti provenienti da 15 paesi. La loro missione? Mettere insieme i pezzi di un complesso puzzle geologico per migliorare la nostra comprensione degli sciami sismici, fenomeni che si manifestano vicino ai vulcani, in aree tettonicamente attive e durante operazioni industriali di sfruttamento delle georisorse.
Sciame o Sequenza sismica?
Quando la terra trema ripetutamente, stiamo assistendo a uno sciame o a una sequenza sismica? I termini non sono interscambiabili e la differenza può essere sostanziale:
- Una sequenza sismica è il modello “classico”: c’è una scossa principale, la più forte, seguita da una serie di repliche (aftershocks) via via più deboli.
- Uno sciame sismico, invece, è più “disordinato”: è un susseguirsi di scosse in cui non si riesce a identificare un evento principale che domina sugli altri. È un brulichio di terremoti anche se alcuni possono raggiungere grandi magnitudo.
Capire cosa innesca uno sciame anziché una sequenza è una delle grandi sfide della sismologia moderna. Potrebbe sembrare una questione squisitamente semantica o una pignoleria da sismologi, legata cioè alla nomenclatura tecnica, ma se molti sismologi si ostinano a sottolineare le differenze fra sciame e sequenza è perché questi termini distinguono processi di generazione e di propagazione della sismicità non del tutto equivalenti. La cosa è tanto più interessante proprio perché queste differenze non sono completamente comprese. Gli sciami sismici sono tipici delle aree vulcaniche, legati al movimento di magma e fluidi, ma si trovano anche in zone tettoniche e possono persino essere “indotti” da attività umane come la geotermia o le estrazioni petrolifere. Capire quali sono le condizioni che permettono la generazione di uno sciame sismico rispetto ad una sequenza è molto interessante e workshop come questo permettono di avanzare la conoscenza fisica di questi fenomeni.
Perché parlarsi è meglio che leggere? Il potere del Workshop
Nell’era digitale, potremmo pensare che ai ricercatori basti leggere le pubblicazioni dei colleghi. La realtà, però, è molto più complessa. La scienza progredisce attraverso il dubbio, il confronto e l’intuizione. Come ha spiegato uno degli organizzatori del workshop, leggere un articolo è una cosa, ma poter discutere faccia a faccia “gli aspetti che magari talvolta escono dalla pubblicazione scientifica” è tutta un’altra storia.
Un workshop è proprio questo: uno spazio, dove le persone si incontrano, le idee circolano veloci, nascono nuove collaborazioni e la ricerca fa un balzo in avanti. È il momento in cui i dati vengono messi in discussione, si prendono in considerazione ipotesi alternative, si confrontano dati, interpretazioni, esperienze.
Partecipanti al workshop. Fonte immagine: https://www.swarmlikeseismicity.it/
La Scienza a “chilometro zero”: il valore di un luogo raccolto
Perché abbiamo scelto un piccolo centro come Castrovillari e non una grande metropoli? La scelta è strategica: un ambiente raccolto facilita l’incontro anche fuori dal contesto formale, permette lo scambio di idee anche durante una passeggiata o un caffè al bar. Ci sono meno distrazioni ed è più facile che si costituisca un forte senso di comunità, anche a tavola.
La “cena sociale” non è solo un evento di contorno, ma un momento di scambio culturale e umano. Un modo per “approfondire le conoscenze fra ricercatori di paesi diversi” in un contesto informale, condividendo cibo, cultura e, perché no, anche musica.
Pollino: un laboratorio a cielo aperto
La scelta del luogo non è stata casuale: l’area del Pollino è stata sede di un intenso sciame sismico studiato per anni, tra il 2010 e il 2014. Portare gli scienziati qui ha significato trasformare il territorio in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Durante il “field trip” (un’escursione scientifica sul terreno), i ricercatori hanno potuto vedere con i propri occhi le faglie che tagliano il paesaggio, capire come si è formata la catena montuosa e toccare con mano la geologia di cui si è parlato nel corso del workshop.
Scienza e comunità: un dialogo aperto sul rischio
La scienza è un bene comune che va condiviso. Per questo, prima del workshop, è stato organizzato un incontro pubblico per dialogare con la popolazione di Castrovillari. A questo incontro hanno partecipato colleghi della campagna “Io non rischio – buone pratiche di protezione civile” , esponenti dell’ente Parco Nazionale del Pollino e diverse autorità del comune di Castrovillari. Con loro, i ricercatori hanno raccontato al pubblico il perché della loro presenza e, soprattutto, hanno parlato di rischio sismico in un’area che lo conosce bene. La risposta è stata eccezionale: cittadini attenti, domande puntuali e la sensazione di una scienza finalmente più vicina alle persone, capace di aumentare la consapevolezza collettiva.
Videoracconto e voci per scoprire cosa sono gli sciami e perché è importante studiarli
In questo documentario vi raccontiamo il workshop e attraverso le interviste agli esperti sismologi di vari paesi proviamo a rispondere a domande semplici per capire meglio la scienza dei terremoti. La versione con sottotitoli in inglese è disponibile qui.
Scopri cosa sono gli sciami sismici, dove si registrano, cos’è la sismicità indotta, perché il Pollino è un “gap sismico”, e tanto altro. Guarda il documentario e le singole interviste sul canale Youtube di INGVterremoti.
A cura di: Luigi Passarelli, Licia Faenza, Micol Todesco, Lucia Zaccarelli (INGV-BO)
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Vai alla notizia - 21 Jul 2025 08:00 - Server, reti informatiche e servizi web: l’INGV a misura di sistemista
Unire le competenze digitali con attività concrete nel campo della ricerca scientifica. Con questo obiettivo si sono svolti nell’anno scolastico 2024/2025 i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) dell’Istituto Tecnico Tecnologico E. Molinari di Milano in collaborazione con la sezione locale dell’INGV. Undici studenti delle classi quarte ad indirizzo informatico, ospitati negli spazi dell’Istituto opportunamente allestiti, hanno collaborato con tecnici e ricercatori dell’INGV su questioni legate alla gestione di dati sismici, allo sviluppo di software e alla visualizzazione di dati geofisici. Si tratta di attività che mettono in evidenza come l’informatica sia sempre più centrale nei centri di ricerca.
I PCTO rappresentano una metodologia didattica integrata alla formazione in aula, con la quale trasferire agli alunni conoscenze e abilità curriculari, creando esperienze formative utili a comprendere meglio come funziona il mondo del lavoro. La sezione di Milano dell’INGV aveva sperimentato questi percorsi già nell’anno scolastico 2023/2024, per far conoscere le proprie attività ai più giovani, mostrando loro che vi sono reali opportunità di crescita e lavoro tecnico negli enti di ricerca interessati a investire nei giovani talenti.
I ragazzi hanno lavorato con interesse e partecipazione, suddivisi in gruppi e seguiti con attenzione dal personale INGV. I lavori svolti durante il tirocinio hanno riguardato:
- la sicurezza informatica, attraverso la realizzazione di un prototipo di infrastruttura di rete con relativi servizi per gli utenti e l’utilizzo di opportuni strumenti per proteggere la stessa da attacchi informatici attraverso la corretta configurazione di un firewall.
- l’installazione di un server Linux dedicato a ospitare siti web, database, servizi Secure Shell (SSH), con gestione da remoto della macchina e analisi delle criticità. Dopo la prima fase di lavoro su una macchina fisica è stata creata una macchina virtuale con le stesse caratteristiche per poter studiare il backup e il ripristino di un sistema operativo in produzione.
- la realizzazione di applicativi Python per analisi di base di dati sismologici, lo sviluppo di procedure automatizzate per lo scarico e il processamento di segnali sismici.
Non solo lavoro individuale e di gruppo. Il metodo (figura 1) ha previsto anche l’interazione dei tre gruppi come forma di arricchimento reciproco, approfondimento e cooperazione, con l’obiettivo di far comprendere agli studenti come i singoli argomenti affrontati fossero fortemente collegati tra di loro.
Figura 1– Seconda fase del tirocinio e interazione dei gruppi di lavoro
In particolare, il progetto di cooperazione tra i gruppi ha portato alla trasformazione dell’output dell’applicativo python in una pagina web tramite un web service. La figura 2 mostra il risultato finale della cooperazione dei tre gruppi.
Figura 2 – “L’unione fa la forza”. Immagine del sito web creato grazie al lavoro di cooperazione tra i gruppi. Gli studenti del gruppo 3 hanno trasformato il loro codice in un servizio web, ospitato sul webserver appositamente creato dal gruppo 2 su un server dedicato. Questo server è stato successivamente connesso in rete attraverso una vpn interna (gruppo 1), una volta assegnati i giusti parametri di connessione.
A conclusione del tirocinio, gli studenti hanno realizzato una presentazione di sintesi del lavoro svolto, da illustrare in fase di restituzione collegiale. Questa importante fase si è concretizzata in una tavola rotonda di discussione che ha visto coinvolti tutor e studenti per un confronto su quanto fatto, sulle nuove conoscenze acquisite, sulle aspettative degli studenti, le loro aspirazioni e la loro opinione rispetto al lavoro svolto in Sezione (Figura 3)
Figura 3 –Momenti di lavoro condiviso e confronto tra i gruppi di lavoro
Tutto il materiale prodotto dagli studenti al termine del periodo di tirocinio farà parte del loro fascicolo scolastico e sarà oggetto di discussione nel futuro esame di Stato, di cui il PCTO è parte integrante. Il progetto proposto ha trovato l’apprezzamento di tutto il personale docente interessato che ha riconosciuto l’alto livello di qualità e lo spiccato indirizzo della proposta all’ambito professionale.
A cura di INGV-MI
Testo e Immagini: Simona Carannante, Ezio D’Alema, Fabio Varchetta e Vera Pessina
Tutor Tirocini: Ezio D’Alema, Fabio Varchetta, Rodolfo Puglia, Santi Mirenna e Fabio Bianchi
Responsabile PCTO Sezione di Milano INGV: Simona Carannante
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